Mario per prima cosa sentì un brivido corrergli su per la nuca, poi udì il rumore sordo della corda e il sibilo del dardo. Si abbassò, d’istinto, e qualcosa volò al di sopra del suo capo perdendosi tra le frasche. Bertrando, alla sua destra, scattò nascondendosi dietro un albero. Mario si stese a terra e rotolò via, dall’altra parte. Più lontano, sul lato sinistro, Graziano si stava acquattando fra i cespugli. Mario trattenne il respiro e sbirciò tra le fronde. Non si vedeva nessuno. Nemmeno una stupida pianta che si muovesse. Dannazione.
Strisciò lentamente all’indietro, cercando di non fare né troppo rumore né troppo poco.
Se riusciva ad attirarseli dietro, Bertrando e Graziano potevano prenderli in un tiro incrociato.
Ecco, sì, qualcuno veniva avanti a dargli la caccia. Molto lento, molto prudente.
Il volto di Bertrando coi suoi baffetti color paglia sbucò da dietro il tronco e gli fece cenno che aveva inteso il suo proposito.
“Vieni, vieni, vieni avanti. Sono qui, sono la tua preda.”
Giocare a fare la preda poteva essere molto pericoloso, ma in quel momento non riusciva a pensare a un’alternativa. Un rumore a sinistra e Graziano andò giù.
“Maledizione, mi hanno beccato!” gridò “Sono ferito a una gamba!” Un’altra corda che veniva rilasciata, un altro sibilo. Con un grugnito Graziano smise di parlare. Quella non aveva colpito una gamba.
Bertrando gli segnalò con un dito di continuare a indietreggiare. Mario annuì e riprese a strisciare via, sempre tenendo la freccia incoccata.