Assassina professionista, figlia della cortigiana Ecate Selenides e di un importante Duca Maliano (illegittima, naturalmente), sorella della cortigiana Erinne Selenides legata alla Casa Tagliaferro.
Luce è alta, con lunghi capelli rossi, dalla carnagione molto chiara e con lentiggini sul viso, ha grandi occhi azzurri. Potrebbe rivaleggiare con le più rinomate bellezze di Alesia, ma veste in modo maschile e marziale.
Si è abituata a sopravvivere nei peggiori ambienti della capitale e a uccidere per denato fin da molto piccola, e non si è mai concessa una storia d’amore, ma nemmeno un’amicizia incondizionata per nessuno: è una vera solitaria, che ha rapporti conflituali, di odio-amore, con la sorella come anche, quando era ancora in vita, con la madre. Per quanto riguarda i suoi sentimenti verso il padre, che non conosce, rimandiamo al romanzo. Luce è abile sia come spadaccina che con il pugnale, ed è stata allieva del maestro di pugilato Aiace Bellavalle, ma è in tutte le armi da getto che eccelle: dalle balestre di ogni tipo al suo amato arco composito fino alla fedele cerbottana da cui non si separa mai, e i cui dardi sono resi letali da un potente veleno fornito dall’avvelenatore Guglielmo Caronte.
Nel romanzo “Per la Corona d’Acciaio” le vicende di Luce corrono quasi parallelamente a quelle del protagonista principale Vindice Maravoy, interfacciandosi con queste in modi per lo più spiacevoli. Dopo di lui, il suo è il punto di vista più presente in questo primo libro sull’incerta sorte del Regno di Malia.
Questa esiziale assassina in realtà non è stata partorita dalla mia mente, non è figlia mia bensì mia nipote, dato che l’idea di questo personaggio (una tipa bizzarra e scomoda che ha preso sempre più spazio nella saga di Malia) è opera di due delle mie prime beta-lettrici e collaboratrici. Una certa parte del suo carattere e della sua storia Luce le condivide con una persona a me molto cara, che non intendo rivelare (ma che, a quanto ne so, non ha mai ucciso nessuno).
“La fanciulla si riavviò i lunghi capelli ramati e raddrizzò la schiena, stirandosi. … Luce aveva una striscia di lentiggini che le attraversavano il naso, profondi occhi azzurri sotto i capelli rossi, zigomi alti, il viso piuttosto sottile.”
“I capelli rossi stavano diventando troppo lunghi, avrebbe dovuto tagliarli altrimenti potevano cominciare a diventare un intralcio. Il suo corpo era atletico, un po’ acerbo, in forma. Formato dall’allenamento. Ma non diverso da quello di tante altre ragazze che facevano una vita più “normale”: nessuno dall’esterno avrebbe potuto immaginare cosa facesse per sopravvivere nel duro mondo della malavita di Alesia. Odiava quella pelle, bianca come quella dei boriosi Cinquecolli e quelle lentiggini che la accomunavano a sua madre e a sua sorella, quelle due puttane.”
Un racconto che parla di Luce qualche anno fa:
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