Molti hanno criticato nella serie TV “The Rings of Power”, Prima Stagione, che Galadriel fosse dipinta come una guerriera. Con altre critiche alla serie (che ho recensito puntata per puntata su FB) posso essere d’accordo ma non con questa: Galadriel nei libri di Tolkien è un personaggio alquanto bellicoso, una comandante militare di prima importanza almeno fino a tutta la Seconda Era. I lettori possono approfondire questo aspetto dell’Elfa sui testi del Professore, o nel mio saggio “Guerra nella Terra di Mezzo” in cui si trattano estesamente questi temi. Purtroppo però nella serie quel che si vede non è una grande regina guerriera plurimillenaria nel pieno della sua esperienza e abilità, ma un’adolescente in armatura prepotente e sconsiderata, priva della più elementare diplomazia e di tutte le qualità che Tolkien stimava in un comandante: prudenza, audacia quando serve davvero e non per mettersi in mostra, cura per la vita dei propri soldati (!) ecc. Da parte della produzione si accampano scuse tirando in campo a sproposito l’arco di sviluppo del personaggio, che però dovrebbe essere bello che concluso e da parecchio, in un personaggio che ha già vissuto il paradiso e l’inferno, la disobbedienza agli Dei e la guerra civile fratricida, l’esodo fra i ghiacci, l’assedio posto all’Oscuro Signore, trionfi e sconfitte devastanti, e anche solo in termini di anni di vita trascorsi sulla terra ha l’esperienza di decine di vegliardi umani messi insieme uno dopo l’altro: un nostro ottuagenario in confronto a lei non sarebbe altro che un ingenuo ragazzino!
Qualcuno potrebbe chiedersi da dove venga una deriva così assurda per un personaggio tanto importante. Se avete questo dubbio vi consiglio il video qui sotto, che secondo me spiega molto bene tante cose sulla pessima scrittura di questo e tanti altri personaggi femminili, e sulla buona scrittura invece di altrettante eroine dello schermo, una distinzione che anche il pubblico ha saputo fare.
Due frasi importanti nel video, da ricordare:
– “You are not enough but you still can do great things”: gli eroi non dovrebbero essere in grado di risolvere la situazione da soli, “trovando la loro forza in loro stessi” ossia facendo appello a un potere che hanno già dentro (ma quando mai?), ma attraverso la collaborazione con gli altri, il duro apprendimento tramite l’esercizio dell’umiltà e della volontà, la sofferenza e, almeno nel caso degli eroi di Tolkien, un pizzico di aiuto da parte del grande disegno di Iluvatar.
– “Create characters to tell a story, not to prove a point”. Parlando di Tolkien, il Professore non voleva assolutamente che i suoi scritti venissero presi come allegorie, bensì come “creazione secondaria”, col fine ultimo della sua stessa bellezza. Non è un caso che le sue storie siano ancora così vive. Quindi personaggi “simbolo” non sono compatibili con la sua visione artistica e il suo mondo. In generale, personaggi di questo tipo sono sempre superficiali, poco credibili, poco empatici e poco appassionanti. Sono, appunto, allegorie, e non esseri umani (o elfici) a tutto tondo. Ma non tutti sono saggi come Tolkien, e molti autori ancora pensano di dover impartire al pubblico la lezioncina ideologica. Specialmente se parliamo di idee a loro volta superficiali e poco credibili, come un presunto “girl power”, o un misterioso “self empowerment” che dovrebbe permettere al personaggio di trovare la propria forza interiore e risolvere così ogni situazione, abbattere ogni ostacolo.
A questo punto ho fatto un esame di coscienza sui miei, di personaggi, dalla saga della Corona d’Acciaio ai Pretoriani Neri, e sapete cosa? Non credo di avere nessuno nelle mie pagine, uomini o donne che siano, le cui vittorie siano dovute al “trovare la propria forza interiore”: tutti nonostante le loro capacità hanno debolezze, incertezze, devono sudare e soffrire e sanguinare, e comunque tutti i loro sforzi non basterebbero se non avessero amici e alleati fidati al loro fianco, che non si ottengono “trovando se stessi” e “perseguendo la propria realizzazione” ma proprio al contrario: avendo attenzione per gli altri e ponendosi fini condivisibili dagli altri.
Solo così, nonostante i loro limiti, gli eroi prevalgono e si distinguono da quelli che cercano solo “empowerment” per se stessi, e che potete indovinare chi possano essere.
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