Un buon numero di compagnie di ventura è presente a Malia, sia composte da mercenari locali che stranieri. Solitamente nessuno si mette al soldo del Signore della sua terra d’origine, ma sono quasi tutti fuoriusciti, sia esuli sia emigrati in cerca di fortuna. Quindi le Compagnie Maliane servono Duchi indipendenti di una regione diversa dalla loro, o si trovano in altri Regni al servizio di Signori locali: nei Regni dell’Ovest o in quelli dell’Est, sulle Isole, nell’Impero stesso sotto qualche Principe o Conte che desidera rinforzare le sue milizie e alcuni perfino nella remota Isola delle Brine.
Di contro, la Corona tende a ingaggiare Compagnie straniere, in quanto si ritiene per tradizione che i Maliani dovrebbero comunque servire il Re, pagati oppure no.

Queste sono le Compagnie di Ventura al servizio di Re Tiberio IV Alesiade nell’anno 3059 dalla Fondazione di Fortia-che-fu:

Compagnia Maravoy

Formata con i Baroni e i cavalieri Gallessani di Castelbrun scampati alle diverse vicissitudini di Casa Maravoy, questa prestigiosa Compagnia è formata da duecento cavalieri pesanti armati di tutto punto, in armature complete di piastre d’acciaio fatte su misura come quelle dei nobili e dei cavalieri feudali al loro seguito (in effetti è proprio quello che sono).
Oltre a Lyonel Maravoy, Condottiero, e suo figlio Vindice Maravoy, capitano, i suoi membri più di spicco sono:
Fabrizio Del Ferro. Capitano amico di Vindice, figlio adottivo del mercante Giuliano Del Nero.
Patrici de Torre Rosat. Capitano, un tempo Barone. Robusto, baffi grigi, occhi scuri.
– Lois de Rocaflorite. Capitano, un tempo Barone. Gran barba biondo-bianca, imponente, ha una moglie di Ampioporto, Teresa, bruna e riccia, e un figlio, Lucio, che somiglia a lei.
– Pèire de Clarbosc. Capitano, un tempo Barone. Un uomo magro e alto dal viso scavato e sempre ben rasato, un po’ più giovane degli altri due capitani Gallessani, con capelli castani lunghi alle spalle striati di grigio. Efficiente e taciturno, spesso melanconico.
Astolfo Salinari. Maestro d’armi della Compagnia. Un Maliano bruno, capelli corti, occhi scuri, barbetta a punta, atletico, ceduto alla Compagnia Maravoy dalla Casa Tagliaferro.

“I duecento cavalieri mercenari di Lyonel Maravoy erano splendenti d’acciaio lucido, di pennacchi e di colori, terribili nelle loro pesanti armature, con le lance mortifere puntate in alto.”

 

Falange Kratilides

Compagnia al seguito della Casa Kratilides esule da Praxia, composta da trecento opliti Isolani armati pesantemente. Questi soldati dotati di grandi scudi rotondi, solide armature e lance robuste sono in grado di formare una falange che non teme né lo scontro frontale con altri corpi di fanteria, né l’urto della cavalleria pesante. La sua compattezza però è anche la sua principale debolezza su terreni dissestati, o se accerchiata. E’ ideale per formare un cuneo o un muro infrangibile al centro di uno schieramento di fanteria più vasto.

“Dopo la Compagnia Maravoy venivano gli opliti Isolani: la falange Kratilides, da Praxia. … Invece quei guerrieri che parlavano “la dolce lingua delle Isole” erano lì, vivi e veri, così tanti. Avanzavano a piedi, ben inquadrati, coperti di bronzo e acciaio, le alte creste rigide sopra gli elmi. Ed erano uno spettacolo splendido.”

 

 

 

Compagnia Mac Dub

 Arcieri mercenari provenienti dall’Isola delle Brine, in numero di duecento. Sono armati di archi lunghi di tasso, spade e brocchieri, alcuni indossano vecchie cotte di maglia o protezioni di cuoio.

Principali membri della Compagnia:
– Bran Mac Dub. Condottiero. Alto e segaligno, con grandi baffi castani sempre impomatati e rigirati in su, baffoni impomatati, 28 anni. Dotato di un bizzarro senso dell’umorismo.
– Kay Mac Dub. Capitano, fratello di Bran.

“Anche gli arcieri della lontana Isola delle Brine stavano sfilando ordinatamente, nonostante il loro equipaggiamento e le loro vesti fossero sporchi e arrugginiti. … però sapeva anche quanto i loro archi tirassero lontano e con quanta potenza: i lunghi archi di tasso erano superiori a qualunque altro arco da guerra, e inferiori solamente ai costosissimi archi compositi che i nobili si permettevano per dedicarsi alla caccia. Oltre all’arco gli uomini dell’Isola della Brine portavano anche spade corte e brocchieri di ferro per difendersi in mischia.”

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