I RACCONTI DI MALIA
Qualche tempo fa per gli amici del movimento “Ignoranza Eroica” è uscito questo un racconto ambientato nel mondo di “Per la Corona d’Acciaio”, che vi riproponiamo qui. Il periodo in cui la storia si svolge è quello in cui la Compagnia Maravoy era al soldo dei Duchi di Ampioporto. La tensione a Malia stava salendo e stava per scoppiare la guerra fra la coalizione guidata da quei potenti nobili del Sud e le forze ancora fedeli al Re Tiberio IV Alesiade.
Nello stesso momento il mercante Aiace Bellavalle, ex campione di pugilato, ingaggia la nave “Figlia del Vento” e il suo capitano per intraprendere una spedizione commerciale fino all’antica città di Caer-Klassi sull’Isola delle Brine.
Ma in quella terra remota e tempestosa, sperduta in mezzo all’Oceano Occidentale, i Maliani si troveranno a fronteggiare una situazione inattesa…
CACCIA AL MAESTRO D’ARMI
Passai una mano sulla finestra della locanda per guardare al di fuori. Goccioline fredde e umide presero a colare giù, provocandomi un brivido di ribrezzo. La febbre non voleva andarsene, e il naso mi colava: un disastro. Fuori, non si vedeva nulla. Pioggerella e nebbia velavano insieme il paesaggio, un fenomeno che solo lì poteva verificarsi. Meglio così, comunque: Caer-Klassi era un luogo spettrale, e la vista della città – per chiamarla così – mi avrebbe solo rattristato, avvolgendomi in una bruma di lugubri presagi.
Infatti tranne la zona del porto e la fortezza lassù, in cima all’alta cresta rocciosa, tutto il resto di Caer-Klassi non era che un cumulo morto di resti anneriti cosparsi del marciume dei secoli.
Quando l’Impero Mitoien, l’unico vero Impero della storia, stava crollando e la sua flotta da guerra aveva abbandonato quel porto ormai indifendibile, quella che allora era una popolosa colonia sulla costa dell’Isola delle Brine era stata assalita dai predoni del Nord. Il Proconsole di allora – un bel figlio di buona donna – aveva rifiutato di aprire le porte della fortezza alla popolazione. Chi non era riuscito a fuggire inerpicandosi su per sentieri pericolosi e scoscesi era finito nelle mani dei barbari. L’intera città era stata sventrata e lasciata lì a decomporsi, tanto gli abitanti come gli edifici. La fortezza, invece, lassù in alto, se l’era cavata senza danni. Un po’ come avveniva allora in pressoché tutto il mondo conosciuto: pochi la scampavano e i più morivano male. Da allora era passato molto tempo, secoli, e il mondo si era ripreso. Ma non l’Isola delle Brine. In effetti, come dicevo, ancora oggi a Caer-Klassi vi sono solo due zone abitate: il quartiere del porto e la fortezza in cima alla scogliera, con le mura di quest’ultima assediate da una selva di catapecchie che pare una massa di funghi sul ceppo di un albero defunto. In mezzo, il resto è tutto rovine e devastazione. Il cadavere dell’antica città si estende a perdita d’occhio.
Ora, voi potreste dire: e tu che ci facevi, un capitano di mare Maliano in quel postaccio sperduto in mezzo all’Oceano dell’Ovest? Perché mai avevi lasciato le acque del nostro bel paese per quelle lande inospitali circondate da un mostro liquido grigio e mugghiante?