In questo giorno in cui ancora oggi come ogni 15 agosto si celebra il compleanno del primo Imperatore Mitoien… pardon, Imperatore romano Augusto, abbiamo il piacere di proporre ai nostri lettori la seconda incursione di un amico scrittore nella nostra saga.
Se Caterina Franciosi ci aveva permesso di dissipare qualche ombra sull’adolescenza dell’assassina Luce Selenides in “Fiat Lux”, questa volta è lo scrittore e istruttore di scherma storica Jari Lanzoni a entrare a gamba tesa (come in una partita di calcetto sulla sabbia!) nel mondo di “Per la Corona d’Acciaio”.
Si tratta di un’affettuosa parodia, un sogno comico di un giorno di mezza estate.
Siamo particolarmente lieti di annunciare quindi la prima parodia del mondo dei Maravoy e di Malia. Attenzione però: è una lettura riservata a chi già ha letto il romanzo… e non solo perché una parodia non avrebbe senso se non avete ancora letto ciò che si vuole parodiare, ma anche in quanto prendendo di mira personaggi, fazioni e intrighi che appaiono anche molto avanti nella narrazione vi si trovano parecchi spoiler! Quindi se dovete ancora iniziare “Per la Corona d’Acciaio” o lo state leggendo e non lo avete finito fermatevi qui. Ribadiamo per i più sbadati:
ATTENZIONE – ALLARME SPOILER: CHI NON HA TERMINATO LA LETTURA DI “PER LA CORONA D’ACCIAIO” NON ARDISCA ATTRAVERSARE QUESTA SOGLIA!
Per gli altri invece, per coloro che già portano con sé sottobraccio una copia del libro macchiata di crema solare al cocco, si spalanchino le porte del Bagno 32 “Da Maravoy” sulla rinomata spiaggia di Alesia! Elelai! Anzi… hip hip hurrà! Andiamo a scoprire “Cosa accade quando si legge Per la Corona d’Acciaio in tre giorni, mentre si è in un camping assediato dagli animatori”…
“Cosa accade quando si legge “Per la Corona d’Acciaio” in tre giorni, mentre si è in un camping assediato dagli animatori
di Jari Lanzoni
Alesia Beach, 15 Agosto 2019 dalla fondazione di Fortia-che-fu
“Vindice! Vindice!” Il giovane Capitano spalancò gli occhi, scoprendo di essersi appisolato. La voce che lo chiamava era quella di Aurora, la sua amata. “Per le Zinne di Giunone, che sta accadendo!?” Pochi istanti e il nobile Gallessano tornò padrone della situazione: galleggiava a pochi metri dalla riva del Bagno 32 “Da Maravoy”, il meglio della spiaggia di Alesia. Tutta Malia era accorsa come ogni anno per godersi le ferie.
Correndo tra le piccole dune, la giovane sembrava dirgli qualcosa, ripetendolo ossessivamente. Ma cosa? Vindice fu certo che la fanciulla gridasse Cinquanta. Cinquanta cosa? Fanti? Cavalieri? Bracconieri? Non trattenne un sorrisetto, cos’erano anche cinquecento o cinquemila nemici per lui, che nella Valle di Malasfiganera ne aveva battuti diecimila!!!
Ricordò un antico proverbio Mitoien: “le donne non hanno mai il senso delle proporzioni” aveva sentenziato il celibe generale Minusculus Maldotatus.
“Avanti, amico mio. Andiamo a vedere cosa vuole la mia bella!” disse, carezzando con trasporto il collo equino di Violante, il suo enorme ciambellone da salvataggio nero. Poche battute di gambe e fu sulla spiaggia.
“Che succede amore mio? Dove sono questi cinquanta ribaldi che ti turbano?” chiese con un sorriso sornione.
In risposta ricevette un coppino stratosferico. “Disgraziato!” lo rimproverò lei. “Sei entrato in spiaggia cosi, come un ragazzino, senza la protezione cinquanta che ti ho preso! Lo sai che hai la pelle Gallessana sensibile al sole! E se ti prendi qualcosa? Dai cavati la maglietta che ti spalmo!”
Maravoy fu costretto a incassare e si tolse l’indumento che recava il proprio stemma di bagnino Maliano: una nera testa di lupo di mare simile al profilo del capitano Findus su fondo rosso. “Amore ma non stai un po’ esagerando? E’ solo un po’ di sole”
“Bravo bravo, minimizza, fai il ragazzino!” berciò la giovane .”Vuoi forse fare la fine di Rosso di Cinquecolli???”
Pur sentendo il nome del suo antico nemico, Vindice ebbe una stretta di cordoglio: tutti sapevano come il capofamiglia dei Cinquecolli si era amaramente conquistato quel nome, dimenticandosi di spalmarsi la crema protettiva durante la lunga partita a bocce della piana di Bruciacaldonia. Quasi spellato vivo, se la cavò solo grazie a lunghe e costose immersioni del sacro doposole di CostaBilboa.
“Ah ti sei dimenticato l’iphone da me ieri sera” disse la ragazza, continuando a cazzuolarlo di crema cinquanta.
“Urca che sbadato. Qualche novità?”
“Nulla di importante ma perché ti scambi così tanti messaggi con una tale… com’era il nome…? Ah sì Zaffira.”
Il Capitano Mercenario sentì freddo e le unghie di Aurora sulla pelle. “No amore, ZaFira, ZaFira, con una sola effe, dobbiamo cambiare macchina ricordi? Ho messo il nome del modello che mi interessava sul numero del concessionario… cosi non me lo dimentico.”
“Ah ecco” si placò lei. “Dimenticavo: c’è una tale Hilda di Brettenwald che ti ha chiesto l’amicizia su Facebook.”
Questa volta il Maravoy restò perplesso. “Mai sentita. Chi è?”
“Non ho capito bene. Credo sia una barista bionda della Locanda del Confine Dosthan, forse in congedo di maternità, perché nella foto si coccola il pancione…”
“Scusa amore ma credo che Fabrizio mi stia chiamando…” sgusciò via il Maravoy sentendo gli echi di Morte e Rovina che si addensavano sul suo casato. Scorse le lunghe fila di bagnanti e distribuì sorrisi e saluti, mentre i suoi Animatori in maglietta di cuoio bollito si dedicavano, con la solita disciplina, alla babydance, ai corsi di immersione o insegnavano la Macarena. Doveva ricordarsi di chiedere aiuto al suo amico Rinaldo per quella fanciulla di Brettenwald… ma porcadoshtan!”
Raggiunse la postazione del DJ dove Fabrizio del Ferro stava mettendo su la hit del momento “si è smarrito un bambino Maliano di nome Lucio con la tunichetta azzurra…”
“Notizie su rivali o alleati?” chiese il capitano, sinteticamente.
“Diverse. Rosso di Cinquecolli ha tolto l’amicizia su facebook a Solare di Biancoscoglio, la rappresaglia del Duca è stata spietata e repentina: ha scritto su Tripadvisor che il Bagno Cinquecolli fa schifo e i prezzi del bar sono da ladri.”
“Quando ci si allea tra serpenti non può che scorrere veleno. Hai notizie di Bagno BelleBocce?”
L’amico sorrise maliziosamente “Quello dei nostri alleati Tagliaferro? Va benissimo, figurati, meglio del nostro…”
Il Capitano Gallessano aggrottò la fronte. “Sono lieto per loro, naturalmente, ma non capisco come mai abbiano sempre più bagnanti di noi.”
“Sospetto che la differenza fondamentale stia nel fatto che qui l’aperitivo lo si beve in un boccale e dai Tagliaferro direttamente tra le pere della barista, ma è solo un mio sospetto”
Fabrizio non poté continuare. Un rumore paragonabile al tuono attraversò l’intera spiaggia. Dopo pochi istati risuonò ancora.
“Per Giove Sottoviagra che cos’era?” chiese Fabrizio.
Vindice indicò in direzione del bar. “Vedi quel bestione che fa spola tra la spillatrice di birra e la griglia? E’ Orso di Castroforte che scandisce a rutti le attività della spiaggia. Adesso è l’ora degli esercizi ginnici, ecco Temistokles, l’isolano che la gestisce.”
In quell’istante comparve la testuggine di palestrati della falange, usavano gli ombrelloni come scudi e sospingevano a colpi di picca un gruppo di turisti grassocci. “Ajo, Maravoy!” salutò il loro leader alzando un braccio.
“Ajo?” chiese Fabrizio.
“So solo che sono Isolani, Fabrizio. Di quale isola specifica non ne sono ancora certo… ma, che succede laggiù???” Movimento. Masse in movimento. Caos. Sabbia che si sollevava. Molti turisti si allontanarono allarmati, altri bagnanti si avvicinarono come falene attratte dalla luce di un fuoco… alcuni aspiranti Bagnini Maravoy si voltarono verso il loro Capitano agitando i braccioli.
Vindice chiamò a raccolta i suoi Animatori della Compagnia e giunse sul lato sud del Bagno. Il punto più delicato, la cui sorveglianza era riservata ai Rompicogliori di Alesia, i terribili umarell di Livio Granfaro. “Il mio falegname con diecimila lire lo faceva meglio” era il loro motto, mentre si aggiravano con la mani dietro la schiena.
Non ebbe bisogno di alcun rapporto delle spie per capire cosa stava succedendo. In barba al confine, un folto gruppo di Animatori del Bagno Cinquecolli faceva bella mostra di sè, sbattendo secchielli e palette insieme in segno di sfida… al centro del gruppo stava un uomo muscoloso e oliato, con un caratteristico bermuda in cotta di maglia cromata, aggiustandosi virilmente il pacco.
“Sborone di Cinquecolli!” ringhiò Vindice vedendo il rivale.
L’odio tra i due era di vecchia data: da piccoli Vindice aveva battuto Sborone giocando a biliardino e il Cinquecolli si era vendicato bucandogli il pallone supertele di Mykenes. Anno dopo anno la loro lotta era diventata motivo di leggenda tra i Bagni di Alesia, ma si era lasciata dietro innumerevoli vittime come per la strage del Calcinculo di Riccione, il Calcio Saponato di Grandolore o la dura gara dei mangiatori di Angurie di Grossosquaglio.
“Prudenza amico mio” gli suggerì Fabrizio. “Ma non capisco… Se ne stanno appena ad un passo dal nostro bagno…”
Sborone di Cinquecolli sfoderò il proprio asciugamano bagnato e lo fece ruotare sulla testa con un sorriso arrogante. Vindice si passò la mano sul proprio fischietto da Bagnino. Alcuni tiratori dell’Isola della Brine spianarono i loro liquidator. Orso di Castroforte schierò i suoi uomini brandendo lunghi spiedini di cinghiale e chianina. Ma nessuno ancora faceva un passo…
“E se fosse un diversivo…?” intuì Vindice. Prima ancora di potersi voltare sentì un grido di guerra tra i più temuti di Malia.
Coccooo!Coccobello!
“Per Minerva la SenzaPushup!!!” bestemmiò Fabrizio quando si rese conto di cosa stava accadendo.
Distratti dai Cinquecolli, i Maravoy non avevano notato un assalto dei Sarras dal fronte nord: venditori di braccialetti e cappelli di paglia, massaggiatori con oli e guaranà, coccobelli. Alcuni brandivano corde con aquiloni dai colori sgargianti o mostravano collezioni di magliette tarocche. Circondato dalla propria guardia personale, il flaccido Principe Seldin guidava un enorme carretto siciliano da guerra ingollando kebab.
La Concorrenza!
I suoi occhi caddero sulla scena che più temeva: Aurora! Circondata dai Sarras! Maledetti! Cosa le stavano facendo?? Poi capì e sentì un dolore sordo alla bocca dello stomaco. La giovane si era già fatta rifilare due bermuda truzzissimi, un gonfiabile equivoco con testa di unicorno e ali da cigno, otto chili di cocco e un telo da spiaggia con il Grifo Ingrifato (strano volatile sofferente di priapismo) dei Cinquecolli su sfondo fucsia. Un insulto vero e proprio! Il Principe Seldin avrebbe pagato: minimo minimo due mesi prigioniero dell’ordine dei Monaci Dietologi di Perdiunchilo!
“Ripiegare! Ripiegare!” ordinò Vindice guidando i suoi al contrattacco! “E Per la Corona d’Acciaio…”
“Hip Hip Hurrà!” risposero mille voci.
La battaglia li attendeva feroce!
Leave a Comment