Schiacciata la ribellione dei Dosthan e coperto di gloria per aver ucciso personalmente il loro profeta Uthor, il generale Valerius addossò la colpa di quanto era successo a un Senato ozioso e corrotto, rifiutando di abbandonare la sua armata e di presentarsi a Fortia.
Marciò invece in armi contro la capitale e, sconfitto un esercito che il Senato aveva inviato a fermarlo, la occupò quasi pacificamente.
Ridotto il Senato al rango di un consesso di consiglieri senza una qualsiasi reale autorità, Valerius offrì o impose la pace alle Province che non avevano accettato il suo colpo di stato e mutò la natura di quella che fino ad allora era stata una Federazione di popoli in un Impero che sarebbe durato per molti secoli.
L’approccio di Valerius verso i fautori del Senato sconfitti fu di grande clemenza mentre verso i Dosthan l’Imperatore si mostrò duro e vendicativo. La ritrovata pace, con l’eccezione dei continui ma limitati scontri al confine con i Dosthan, portò a un lungo periodo di prosperità, in cui furono edificate grandi opere e la conoscenza avanzò a grandi passi così come tutte le arti.
Scontri di gladiatori davanti a Valerius I – Illustrazione di E.R.