Giano, un bravaccio della Casa Tagliaferro tanto grasso quanto forte, è detto “Bidone”, e non a caso. L’unico dubbio è se il nomignolo si riferisca alla sua stazza – decisamente importante, ma che non limita la sua rapidità in combattimento – o alle sue altrettanto indubbie qualità di baro. Che tu giochi a carte, a dadi, a giochi di scacchiera, che tu scommetta su corse di cavalli o incontri di lotta, se accetti di giocare con Giano hai una sola certezza: tornerai a casa con le tasche vuote, e senza sapere bene il perché. Ma Giano non è abile solo a truccare la partita, lo è anche a giocare secondo le regole: in realtà bara solo… quando gli serve per vincere! Essere il “Bidone” è diventato una parte essenziale della sua identità a tal punto che nessuno ricorda il suo vero cognome. Fedelissimo della nota Casata di lenoni di Alesia, ricca ma famigerata, e in particolare di Rinaldo, appare solo come comparsa in “Per la Corona d’Acciaio”, senza che ne venga fatto il nome… perché Luce Selenides (è lei a incontrarlo) non lo conosce. Chi ricorda in quale occasione l’assassina si è imbattuta in un grosso sgherro pelato dei Tagliaferro? In “Contro Due Imperi” conosceremo Giano molto meglio. Attenti, però, a non scommettere mai contro di lui!
La Corona d’Acciaio di Malia è una semplice fascia d’acciaio damascato ricavata dalla spada spezzata di Valerius, Primo Imperatore Mitoien.
La spada rimase spezzata nelle mani dell’Ultimo Imperatore Julius durante l’invasione Dosthan che distrusse Fortia-che-fu, e in seguito fu riforgiata in Corona durante la guerra civile fra gli Altarocca e gli Alesiadi.
Al centro ostenta il più grande brillante conosciuto al mondo e ai lati due zaffiri poco più piccoli.
“Era una fascia del migliore acciaio antico temprato, damascato, con al centro un enorme brillante – il più grande del mondo, si diceva – e ai lati due zaffiri purissimi.
La leggenda voleva che la Corona fosse stata forgiata dalla spada di Valerius, il primo Imperatore degli antichi Mitoien.
Quando l’Impero Mitoien era caduto, secoli dopo, quella spada era stata spezzata nelle mani dell’ultimo Imperatore Giulius.
I due tronconi della spada per sfuggire al saccheggio e alla distruzione della capitale imperiale, Fortia che fu, erano stati portati in gran segreto ad Alesia, in attesa di un erede della famiglia imperiale che non era mai più apparso.
Gli Alesiadi li avevano nascosti e poi li avevano usati per forgiare la Corona, incastonandoci le loro gemme più preziose.
La Corona era rimasta nascosta nel tempio della città lacustre per generazioni.
Solo quando la dinastia Alesiade aveva ottenuto il potere su tutta penisola Maliana l’aveva mostrata, reclamando pubblicamente l’eredità dei Mitoien.”