di Marco Rubboli
LE CRONACHE DEI PRETORIANI NERI
VOLUMEN I
“Dopo la vittoria di Teutoburgo l’espansione dell’Impero non ebbe più limiti: con Germanico e gli Imperatori successivi il “limes” raggiunse gradualmente i monti Urali. Usammo poi i cavalieri germani per conquistare il regno dei Parti e ci spingemmo fino all’Arabia Felix e a Sud dell’Egitto. La guerra più dura che dovemmo affrontare tuttavia venne dall’interno: ai tempi dell’Insurrezione le Tenebre si sollevarono e reclamarono il dominio del mondo. I figli delle Tenebre non prevalsero, ma il prezzo da pagare fu alto. Oggi l’Impero si estende dall’India all’Hibernia, dagli altopiani d’Etiopia fino ai fiordi dell’Ultima Thule, però oltre i confini della sacra Italia il potere dell’Imperatore è limitato. A Lui restano poche armi per influenzare i Re che governano in suo nome: il denaro delle decime, le parole alate del Culto Imperiale, le coorti dei Pretoriani Aurei pronte a soccorrere i Regni minacciati. E noi, i Pretoriani Neri. Noi siamo l’Inquisizione, la mano sinistra dell’Imperatore, la lama nascosta degli Dei, la sentinella all’erta nel buio. Siamo i guardiani dei cancelli degli Inferi.”
Aurelius, XI Console Nero.
Vallo di Adriano, Regno di Britannia, Impero Romano
Anno 2243 ad Urbe Condita
Il drago nero atterrò sulla sommità della torre più alta. Il vento sollevato dalle grandi ali funeree mi costrinse a stringere gli occhi. Il possente animale poggiò le zampe a terra e il Legato si lasciò scivolare giù lungo il collo gigante della bestia. Mi sorrise mentre mi raggiungeva, rughe attorno agli occhi chiari.
“Benvenuto a Caer Flammarum, Legato.” gli dissi, porgendogli la destra.
“Non credevo che ci rivedessimo così presto, Lucrezio.” mi rispose “Dopo l’ultima avventura speravo di essermi liberato di te e dei tuoi compari, almeno per un po’.”
Scherzava, naturalmente. Musonio Rufo era quasi un secondo padre ormai per me.
Gli risposi a tono, strizzandogli un occhio.
“Il sentimento è reciproco, Legato.”
“Dimmi: com’è la situazione?”
“Dire critica sarebbe un eufemismo, Signore. Disperata forse sarebbe più adeguato.”
L’alto ufficiale dell’Inquisizione ignorò miei compagni, schierati a qualche distanza, e si voltò verso le altre personalità che lo attendevano sulla torre.
C’era il comandante della fortezza e gli ufficiali dei pochi contingenti che era stato possibile radunare in tutta fretta per la difesa.
E poi c’era lei, la Regina spodestata di Caledonia, una matura bellezza locale dalla lunga chioma nera a striature bianche, lo sguardo deciso e la mascella serrata. Aggrappato alle sue vesti, lo spaesato erede al trono di quelle terre gelide e inospitali. Un bambino qualunque, dallo sguardo tenero e spaventato. In pochi giorni aveva perso il padre, la corona e quasi la vita. Tutto per colpa di suo zio, il Re della Notte. Che nome pretenzioso, quasi ridicolo! Più adatto a un istrione dedito alla vita notturna che a un pericoloso necromante.
L’orda con la quale costui stava per spazzarci via tutti, d’altro canto, non era per niente ridicola né divertente. Non odio i non-morti camminatori quanto i vampiri – e di sicuro non come i bambini vampiro – ma per gli Dei se non ne avete mai incontrati non potete sapere quanto sia spiacevole combatterli. Puzzano come la morte (letteralmente) e per abbatterli bisogna spaccare loro il cranio. Quindi sperate di non trovarvi davanti un camminatore che sia stato rianimato quando indossava un elmo bello robusto, perché vi assicuro che è una situazione davvero difficile. Lo dico per esperienza.
Il Legato salutò la Regina e la rassicurò: l’Imperatore non avrebbe mai riconosciuto come legittimo Re il fratello di suo marito. Rianimando quell’esercito di morti l’usurpatore si era legato da solo mani e piedi e si era consegnato all’Inquisizione. Belle parole. L’unico problema era che il Re della Notte non era nelle nostre mani, ma era lui che stava venendo a prenderci, alla testa di migliaia di schiavi puzzolenti e quasi invulnerabili.